Nel silenzio di una stanza d’ospedale, lontano dagli occhi indiscreti, un abbraccio carico di emozione lega due vite sconvolte dal mare. È l’abbraccio tra Nalina, una bambina irachena di dieci anni, e Ismail, un giovane siriano di ventidue anni, il suo salvatore. Questo gesto di conforto e riconoscenza, carico di umanità, è avvenuto nell’ospedale di Locri, dove entrambi sono stati ricoverati dopo essere scampati a un tragico naufragio.
Il dramma è iniziato a 120 miglia dalla costa calabrese, in pieno mare aperto. L’imbarcazione, partita dal porto di Bodrum in Turchia, era sovraccarica di speranze e disperazione. A bordo, oltre settanta migranti provenienti da Iraq, Iran, Pakistan e Siria. Dopo tre giorni di navigazione nello Ionio, le condizioni del mare si sono fatte spietate, con onde gigantesche che hanno presto reso il viaggio un incubo. La barca a vela ha cominciato a imbarcare acqua, fino a naufragare.
In questo caos, Ismail ha visto la piccola Nalina in pericolo e non ha esitato a intervenire. L’ha raggiunta e, con sforzi sovrumani, è riuscito a mantenerla aggrappata a un pezzo del relitto, fino all’arrivo dei soccorsi. “Mi ha salvata un ragazzo migrante”, ha raccontato Nalina, ancora scossa, grazie all’aiuto di un interprete che conosce l’arabo, il curdo e il persiano.
L’abbraccio tra Nalina e Ismail nell’ospedale di Locri non è solo il simbolo di una vita salvata, ma anche di un legame nato tra due anime in cerca di speranza. Entrambi hanno perso molto in questo tragico viaggio: la bambina ricorda ancora i suoi “due fratellini più piccoli, una bambina e un bambino, finire in mare e scomparire tra le onde”. Ha anche raccontato di aver visto i suoi giovani genitori “stare male, molto male, dopo il naufragio” e poi sparire nel buio della notte.
Ismail, che ha vissuto la stessa terribile esperienza, ha deciso di andare a trovare la sua piccola amica appena ha potuto. Nonostante il trauma e le ferite, la sua prima preoccupazione è stata per Nalina. Questo giovane, che ha dimostrato un coraggio e una generosità straordinari, è ora ricoverato nel reparto di pneumologia, mentre Nalina si trova in pediatria.
Insieme a loro, c’è un terzo superstite, Wafa, un giovane curdo di una ventina d’anni, ricoverato in ortopedia. Anche lui ha raccontato l’orrore del naufragio: il peso eccessivo delle persone a bordo e il mare mosso hanno fatto sì che la barca, con il motore in avaria e forse esploso, fosse travolta dalle onde. La maggior parte dei migranti, circa 26 tra donne, giovani e bambini, è stata inghiottita dal mare.
Questa tragedia, purtroppo, non è un evento isolato. Rappresenta la cruda realtà di migliaia di persone che rischiano tutto in cerca di una vita migliore, sfidando il mare e le sue insidie. Ma tra il dolore e la perdita, emergono anche storie di speranza e umanità, come quella di Nalina e Ismail. Il loro abbraccio è un faro di luce nel buio, un segno che, nonostante tutto, la solidarietà e l’umanità possono ancora prevalere.